Ikea un mito per la comunicazione e l'architettura
Eccoci al primo caso studio di architettura e comunicazione.
Io sono Marta Vivaldi, e qui trovate una breve presentazione di me.
Vi è mai capitato di perdervi da Ikea? No, non intendo quando dovete trovare la strada per arrivarci fisicamente, intendo quando siete già all’interno del negozio, quando avete appena messo il vostro secondo piede sulla scala mobile.
La risposta probabilmente per voi sarà no
Il motivo per cui raramente ci troviamo in difficoltà nell’orientarci nel grande negozio Ikea è perché lo spazio è comunicato in maniera esemplare ed univoca in tutti gli store che visitate, da nord a sud, da est ad ovest per intenderci.
Se facciamo mente locale possiamo costruire nella nostra memoria visiva tutta la mappa di Ikea e la sua struttura. Vi aiuto io:
- prima delle scale mobili trovate l’area bimbi, un luogo creato come una sorta di vetrina dove potete lasciare i bambini giocare mentre voi riflettete al meglio su come organizzare casa (una mossa che conviene molto ad Ikea perché senza bambini avete la mente libera per riprogettare tutte le stanze della vostra abitazione).
- Subito dopo le scale trovate l’unico vero punto di snodo del negozio: a sinistra vi è l’inizio del percorso che è spesso caratterizzato da: dispenser di matite, metro e foglietto, borsa gialla e piccola ricostruzione di un salotto o zona pranzo. A destra invece trovate i bagni e la zona ristoro.
- Infine sempre sulla destra le scale per scendere direttamente nell’area “mercato”.
Il negozio Ikea è quindi uno spazio ad alto impatto comunicativo
Seppur l’ambiente ricordi un gigantesco labirinto, il negozio Ikea è pieno di cartelli e frecce proiettate a terra per orientare il cliente nella giusta direzione. Molti sono inoltre i simboli che IKEA ha saputo legare al proprio brand per farsi riconoscere nel mercato dell’arredo. In primis la matita; tutti noi all’inizio delle nostre gite da Ikea abbiamo fatto incetta di micromatitine con il logo impresso sopra: “c’è chi dice di sì e chi mente”. Con il passare degli anni abbiamo però capito che non ci serviva riempirci la casa di matite che non potevano essere temperate più di una volta.
Il secondo elemento legato al brand Ikea è l’iconica borsa gialle che da qualche anno è possibile comprare in Blu. Una borsa comoda perché capiente e robusta capace di contenere numerosi oggetti, divenuta vera portatrice di messaggi quando nel 2019 è stata stampata con i colori dell’arcobaleno per sostenere la Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia.
Anche la brugola è divenuta oggetto identitario di Ikea. Serve per montare quasi ogni oggetto, è presente nella segnaletica del parcheggio e del punto vendita, un vero e proprio segno distintivo del brand.
Anche la brugola è divenuta oggetto identitario di Ikea. Serve per montare quasi ogni oggetto, è presente nella segnaletica del parcheggio e del punto vendita, un vero e proprio segno distintivo del brand.
Esperienza cliente immersiva
Un’ulteriore idea vincente di Ikea è stata quella di creare un sistema che aiutasse il cliente ad immergersi nel mondo Ikea, e non sto parlando del fatto che ogni tanto da Ikea i cellulari non prendano molto bene.
In che modo?
Mostrando i mobili inseriti negli ambienti di tutti i giorni. Ecco allora una stanza che richiama un salotto moderno oppure una cucina o ancora un intero micro appartamento con tutto: camera, salotto, cucina e bagno. Questo metodo racconta la storia degli oggetti che Ikea vende e ci aiuta ad immaginarli all’interno delle nostre abitazioni.
Anche il catalogo è divenuto ben presto un simbolo iconico di Ikea, un vero e proprio elemento di arredo.
Anche il catalogo è divenuto ben presto un simbolo iconico di Ikea, un vero e proprio elemento di arredo.

L’importanza del colore
Un’ultima forma di comunicazione che dialoga con l’ambiente di Ikea sono i colori. I cartelli in Blu, le maglie dei dipendenti gialle, le borse gialle che diventano blu se le vuoi comprare e portare a casa. Ovviamente non sono colori casuali ma sono i colori che identificano il logo di Ikea.
Per me Ikea è sempre stato una sorta di gita divertente fuori porta (complice il fatto che abitando a Verona la più vicina era a Padova o a Brescia). Un modo per trascorrere un paio di ore osservando e sognando come ridisporre i propri mobili nello spazio di casa.
Con i suoi oggetti iconici, i suoi colori e l’esperienza immersiva, Ikea è diventata un mito della comunicazione. Da anni vincente anche nelle comunicazioni social; è divenuta un vero e proprio caso studio sia per l’architettura che per la comunicazione.
Se volete approfondire l’argomento su Ikea ed il suo mito vi consiglio il libro di Dario Mangano “Ikea”, edito da Doppiozero del 2014.
Mi presento
Ben arrivati nel mio angolo dei racconti.
In questo blog vorrei parlarvi di architettura e comunicazione, ovvero come lo spazio dialoga e comunica con chi si trova al suo interno.
Prima però mi presento.
Sono Marta e ho due grandi passioni: l’architettura e la comunicazione. Sono nata e cresciuta a Verona, ma probabilmente non sarà la città dove pianterò radici. Mi piace viaggiare e scoprire culture, sapori, usanze e luoghi nel mondo.
Sono laureata in Architettura ed in Creatività e design della comunicazione nonostante una professoressa alle superiori mi disse che non avrei mai potuto fare l’università!
Amo la pizza e da un paio di anni ho scoperto di amare molto anche il mare, ma questa è un’altra storia.
Perché unire quindi architettura e comunicazione?
Perché l’architettura ha dentro di sé inevitabilmente anche comunicazione.
Ora vi spiego.
Vi è mai capitato di entrare in un negozio e non trovare nulla che vi piaccia perché le cose sono disposte in modo confusionario?!? Oppure entrare in un ristorante e trovarlo non in linea con il brand ed i valori?!? Ecco, qui non è solo questione di pulizia o ordine, ma spesso è questione di come sono stati organizzati gli ambienti o di come sono state curate le finiture interne.
Vi è mai capitato di entrare in un negozio e non trovare nulla che vi piaccia perché le cose sono disposte in modo confusionario?!? Oppure entrare in un ristorante e trovarlo non in linea con il brand ed i valori?!? Ecco, qui non è solo questione di pulizia o ordine, ma spesso è questione di come sono stati organizzati gli ambienti o di come sono state curate le finiture interne.
Anche le abitazioni in cui viviamo comunicano molte cose di noi!
Quando andavo alle superiori, mi piaceva immaginare come fossero le case dei miei professori, ed erano diverse a seconda di come i professori si ponevano a lezione. Inutile dire che della prof che ho citato nelle righe iniziali immaginavo una sorta di grotta con poche finestre, buio ed oscurità. Si scherza ovviamente!
Quando andate a casa di un vostro amico per la prima volta, vi capita mai di pensare: “Wow non me la immaginavo così casa sua!” oppure “Wow, gli si addice proprio questo stile!” Sembrano frasi scontate che si fanno senza pensarci troppo, ma se ci pensate è tutta questione di comunicazione!
Ovviamente non mi sto inventando nulla di nuovo, sia brand che architetti del passato hanno già attuato queste strategie ed è questo che vorrei raccontarvi nei prossimi giorni.
Viaggiare, visitare musei e mostre aiuta ad aprire la mente e a vedere come lo spazio comunica con il costruito.
Viaggiare, visitare musei e mostre aiuta ad aprire la mente e a vedere come lo spazio comunica con il costruito.

Vi lascio con una frase che mi sta molto a cuore di Philippe Daverio tratta da “Humans of New York”:
“Architecture is the only art that you can’t help but feel. You can avoid paintings, you can avoid music, and you can even avoid history. But good luck getting away from architecture.”
ovvero
“L’architettura è l’unica arte di cui non puoi fare a meno. Puoi evitare i dipinti, puoi evitare la musica e puoi persino evitare la storia. Ma non puoi allontanarti dall’architettura perché essa è ovunque.”
Vi aspetto nei prossimi racconti!
Marta