cerchi olimpici

Loghi Olimpici

Il 23 luglio 2021 si sono aperti i giochi Olimpici di Tokyo 2020. Ebbene sì, non mi sono confusa con le annate. Come molti di voi sapranno (ma lo scrivo soprattutto per i futuri noi dalla memoria corta) le olimpiadi si sarebbero dovute svolgere nel 2020. Per colpa della pandemia si è posticipato di un anno, lasciando però intatto il successivo evento (Parigi 2024) così da mantenere intatta la ricorrenza di 4 anni in 4 anni e non saltare l’anno perso per la pandemia.

Con non poche difficoltà tecniche dovute ad una ancora non sicura situazione sanitaria, come dicevo il 23 luglio 2021 si sono aperti i giochi olimpici.
Non sono qui per parlarvi di sport. Per quanto da bambina abbia provato numerose discipline sportive, non è questo il tema del blog di oggi.
Mi piacerebbe invece ripercorrere con voi i loghi che si sono susseguiti di questa manifestazione, analizzando la simbologia i colori e le forme.

Se siete curiosi, iniziamo!

BREVISSIMI CENNI STORICI

Come moltissimi sanno, le prime olimpiadi vennero svolte in Grecia già nel 776 a.C. A quel tempo, era una manifestazione locale che comprendeva solamente una gara di corsa. Con il passare degli anni aumentarono anche le discipline, ma nel 393 d.C vennero vietate interrompendo così mille anni di giochi e sport.

CHI LE RISTABILÌ IN EPOCA MODERNA?

Fu Pierre de Coubertin, storico e pedagogista che durante un congresso alla Sorbona spiegò quanto sarebbe stato utile far rinascere le Olimpiadi. Nel 1896 si decise quindi di proporre la prima Olimpiade della storia moderna, ad Atene dove tutto ebbe inizio. I giochi furono un successo, tanto che Atene chiese di essere sempre la sede ufficiale dei giochi, ma il CIO (Comitato Olimpico Internazionale) scelse che i giochi cambiassero di Stato ad ogni manifestazione, così dopo 4 anni fu Parigi ad ospitarli.

cerchi olimpici

Photo by Bryan Turner on Unsplash

CINQUE CERCHI

Quando fu creata la manifestazione, Pierre de Cubertin descrisse anche il logo simbolo delle Olimpiadi. Ad ogni colore corrisponde un continente: blu per l’Oceania, nero per l’Africa, rosso per le Americhe, verde per l’Europa e giallo per l’Asia.

I 5 cerchi rappresentano i 5 continenti, mentre sono 6 i colori della bandiera olimpionica (viene considerato anche il bianco). I colori oltre a impersonare i continenti racchiudono anche tutte le bandiere dei paesi del mondo.

Scegliere il cerchio ed intrecciarlo tra altri cerchi diventa simbolo di fratellanza e unità per mostrare quell’unione tra popoli che solo lo sport è in grado di dare.

IL PRIMO LOGO DELLE OLIMPIADI

La prima manifestazione dei giochi moderni però non possedeva un vero logo, ma piuttosto un manifesto. Manifesto che comprendeva il logo della manifestazione (i cinque cerchi) un disegno dell’iconico monumento presente nella città che ospitava i giochi e anno e luogo della manifestazione.

Dal 1894 al 1956 ciò che troviamo come identificativo delle olimpiadi non sono loghi, ma manifesti per sponsorizzare l’evento.

atene 1896 manifesto olimpico

IL PRIMO LOGO DELLE OLIMPIADI

La prima manifestazione dei giochi moderni però non possedeva un vero logo, ma piuttosto un manifesto. Manifesto che comprendeva il logo della manifestazione (i cinque cerchi) un disegno dell’iconico monumento presente nella città che ospitava i giochi e anno e luogo della manifestazione.

Dal 1894 al 1956 ciò che troviamo come identificativo delle olimpiadi non sono loghi, ma manifesti per sponsorizzare l’evento.

atene 1896 manifesto olimpico

IL PRIMO LOGO DELLE OLIMPIADI

La prima manifestazione dei giochi moderni però non possedeva un vero logo, ma piuttosto un manifesto. Manifesto che comprendeva il logo della manifestazione (i cinque cerchi) un disegno dell’iconico monumento presente nella città che ospitava i giochi e anno e luogo della manifestazione.

Dal 1894 al 1956 ciò che troviamo come identificativo delle olimpiadi non sono loghi, ma manifesti per sponsorizzare l’evento.

atene 1896 manifesto olimpico
logo omipiadi roma 1960

ROMA 1960

Il primo logo definibile tale è quello per le Olimpiadi di Roma 1960. Disegnato, pare, da Armando Testa, rappresenta una Roma decisamente antica. La lupa così come l’anno scritto in numeri romani, richiama una storicità decisamente passata che forse poco si addice agli eventi che invece sono stati memorabili per quell’edizione delle Olimpiadi. Uno tra tutti l’avvento della televisione nella ripresa dei giochi sportivi.

logo omipiadi roma 1960

ROMA 1960

Il primo logo definibile tale è quello per le Olimpiadi di Roma 1960. Disegnato, pare, da Armando Testa, rappresenta una Roma decisamente antica. La lupa così come l’anno scritto in numeri romani, richiama una storicità decisamente passata che forse poco si addice agli eventi che invece sono stati memorabili per quell’edizione delle Olimpiadi. Uno tra tutti l’avvento della televisione nella ripresa dei giochi sportivi.

logo omipiadi roma 1960

ROMA 1960

Il primo logo definibile tale è quello per le Olimpiadi di Roma 1960. Disegnato, pare, da Armando Testa, rappresenta una Roma decisamente antica. La lupa così come l’anno scritto in numeri romani, richiama una storicità decisamente passata che forse poco si addice agli eventi che invece sono stati memorabili per quell’edizione delle Olimpiadi. Uno tra tutti l’avvento della televisione nella ripresa dei giochi sportivi.

TOKYO 1964

Modernità ed essenzialità: sono questi i capisaldi del logo di Tokyo 1964. Un logo conciso, semplice alla lettura, senza fronzoli. Il tondo rosso che richiama la bandiera giapponese e font e cerchi olimpici in un elegante oro.

logo olimpiadi tokyo 1965

TOKYO 1964

Modernità ed essenzialità: sono questi i capisaldi del logo di Tokyo 1964. Un logo conciso, semplice alla lettura, senza fronzoli. Il tondo rosso che richiama la bandiera giapponese e font e cerchi olimpici in un elegante oro.

logo olimpiadi tokyo 1965
logo olimpiadi mesico 1968

CITTA’ DEL MESSICO 1968

A mio personalissimo avviso un bell’esercizio di creatività e modernità.
Il logo del Messico è un gioco di linee che portano ad un ulteriore gioco con i 5 cerchi olimpici. Un logotipo decisamente azzardato per l’epoca e la città ospitante, ma creativo che ebbe commenti positivi anche a distanza di anni.

logo olimpiadi mesico 1968

CITTA’ DEL MESSICO 1968

A mio personalissimo avviso un bell’esercizio di creatività e modernità.
Il logo del Messico è un gioco di linee che portano ad un ulteriore gioco con i 5 cerchi olimpici. Un logotipo decisamente azzardato per l’epoca e la città ospitante, ma creativo che ebbe commenti positivi anche a distanza di anni.

logo olimpiadi mesico 1968

CITTA’ DEL MESSICO 1968

A mio personalissimo avviso un bell’esercizio di creatività e modernità.
Il logo del Messico è un gioco di linee che portano ad un ulteriore gioco con i 5 cerchi olimpici. Un logotipo decisamente azzardato per l’epoca e la città ospitante, ma creativo che ebbe commenti positivi anche a distanza di anni.

MONACO 1972

Uno dei primi loghi che seppe introdurre l’immagine coordinata nel mondo delle Olimpiadi. Un sole a spirale che può essere declinato in qualsivoglia colore.
Non dimenticatevi di questo logo perchè alla fine dell’articolo probabilmente tornerà.

logo olimpiadi monaco 1972

MONACO 1972

Uno dei primi loghi che seppe introdurre l’immagine coordinata nel mondo delle Olimpiadi. Un sole a spirale che può essere declinato in qualsivoglia colore.
Non dimenticatevi di questo logo perchè alla fine dell’articolo probabilmente tornerà.

logo olimpiadi monaco 1972
logo olimpiadi montreal 1976

MONTREAL 1976

Tornano presenti i 5 cerchi, ma diventa un logo poliedrico, dalle differenti letture. Le tre estremità superiori infatti possono essere lette insieme simboleggiando la lettera M. Oppure può essere osservato solo un allungamento, che identifica l’anello della corsa, oppure ancora, solamente i cerchi olimpici. Un logo poliedrico tinto di rosso a richiamare la bandiera canadese, ovvero quella della nazione ospitante.

logo olimpiadi montreal 1976

MONTREAL 1976

Tornano presenti i 5 cerchi, ma diventa un logo poliedrico, dalle differenti letture. Le tre estremità superiori infatti possono essere lette insieme simboleggiando la lettera M. Oppure può essere osservato solo un allungamento, che identifica l’anello della corsa, oppure ancora, solamente i cerchi olimpici. Un logo poliedrico tinto di rosso a richiamare la bandiera canadese, ovvero quella della nazione ospitante.

MONTREAL 1976

Tornano presenti i 5 cerchi, ma diventa un logo poliedrico, dalle differenti letture. Le tre estremità superiori infatti possono essere lette insieme simboleggiando la lettera M. Oppure può essere osservato solo un allungamento, che identifica l’anello della corsa, oppure ancora, solamente i cerchi olimpici. Un logo poliedrico tinto di rosso a richiamare la bandiera canadese, ovvero quella della nazione ospitante.

logo olimpiadi montreal 1976

MOSCA 1980

Un classico del design minimalista, il logo per i giochi di Mosca 80 è ricco di richiami alla politica socialista. Il rosso, la stella e quelle linee che dovrebbero richiamare in modo stilizzato il Cremlino. Tutto questo va inoltre collocato in un periodo politico complicato, in quanto piena guerra fredda. Un logo che doveva non solo comunicare i giochi, ma anche qualche cosa in più.

logo olimpiadi mosca 1980

MOSCA 1980

Un classico del design minimalista, il logo per i giochi di Mosca 80 è ricco di richiami alla politica socialista. Il rosso, la stella e quelle linee che dovrebbero richiamare in modo stilizzato il Cremlino. Tutto questo va inoltre collocato in un periodo politico complicato, in quanto piena guerra fredda. Un logo che doveva non solo comunicare i giochi, ma anche qualche cosa in più.

logo olimpiadi mosca 1980
logo olimpiadi LA 1984

LOS ANGELES 1984

Da una parte all’altra. Si pensa che questo logo sia la netta risposta degli americani ai russi di 4 anni prima. Un logo che richiama le linee e riporta le stelle della bandiera americana, assieme ai colori della bandiera. Un botta-risposta politico, non solo verbale quindi, ma anche tra loghi e comunicazione.

logo olimpiadi LA 1984

LOS ANGELES 1984

Da una parte all’altra. Si pensa che questo logo sia la netta risposta degli americani ai russi di 4 anni prima. Un logo che richiama le linee e riporta le stelle della bandiera americana, assieme ai colori della bandiera. Un botta-risposta politico, non solo verbale quindi, ma anche tra loghi e comunicazione.

LOS ANGELES 1984

Da una parte all’altra. Si pensa che questo logo sia la netta risposta degli americani ai russi di 4 anni prima. Un logo che richiama le linee e riporta le stelle della bandiera americana, assieme ai colori della bandiera. Un botta-risposta politico, non solo verbale quindi, ma anche tra loghi e comunicazione.

logo olimpiadi LA 1984

SEUL 1988

Il logo per i giochi di Seul 88 è il richiamo al simbolo “Samtaeguk”, tradizionale icona coreana che rappresenta il Paese. Lo stemma olimpico si sviluppa in due spirali: una centripeta che rappresenta le persone del mondo che arrivano a visitare la Corea per i giochi olimpici ed una centrifuga che rappresenta la marcia alla ricerca di felicità e prosperità.

logo olimpiadi seul 1988

SEUL 1988

Il logo per i giochi di Seul 88 è il richiamo al simbolo “Samtaeguk”, tradizionale icona coreana che rappresenta il Paese. Lo stemma olimpico si sviluppa in due spirali: una centripeta che rappresenta le persone del mondo che arrivano a visitare la Corea per i giochi olimpici ed una centrifuga che rappresenta la marcia alla ricerca di felicità e prosperità.

logo olimpiadi seul 1988

SEUL 1988

Il logo per i giochi di Seul 88 è il richiamo al simbolo “Samtaeguk”, tradizionale icona coreana che rappresenta il Paese. Lo stemma olimpico si sviluppa in due spirali: una centripeta che rappresenta le persone del mondo che arrivano a visitare la Corea per i giochi olimpici ed una centrifuga che rappresenta la marcia alla ricerca di felicità e prosperità.

logo olimpiadi seul 1988
logo olimpiadi barcellona 92

BARCELLONA 1992

Le olimpiadi tornano in Europa ed il logo diventa quasi illustrato. Rappresenta una figura umana intenta quasi a saltare un ostacolo. I colori significativi richiamano, giallo e rosso, i colori della bandiera Spagnola, mentre il blu vuole simboleggiare il colore dell’oceano dove la Spagna si affaccia.

logo olimpiadi barcellona 92

BARCELLONA 1992

Le olimpiadi tornano in Europa ed il logo diventa quasi illustrato. Rappresenta una figura umana intenta quasi a saltare un ostacolo. I colori significativi richiamano, giallo e rosso, i colori della bandiera Spagnola, mentre il blu vuole simboleggiare il colore dell’oceano dove la Spagna si affaccia.

logo olimpiadi barcellona 92

BARCELLONA 1992

Le olimpiadi tornano in Europa ed il logo diventa quasi illustrato. Rappresenta una figura umana intenta quasi a saltare un ostacolo. I colori significativi richiamano, giallo e rosso, i colori della bandiera Spagnola, mentre il blu vuole simboleggiare il colore dell’oceano dove la Spagna si affaccia.

ATLANTA 1996

Atlanta sceglie un logo iscritto in un rettangolo colorato, si trovano però anche le versione a sfondo bianco con linee nere. Il significato del logo richiama ovviamente la torcia olimpica grazie a questa saggia composizione data dai cerchi e dal numero cento, in omaggio al centenario dei giochi. La fiamma poi si evolve in una stella così da richiamare la ricerca dell’eccellenza da parte degli atleti. Infine i colori, oro che richiama le medaglie migliori della competizione e verde che ricorda proprio la città ospitante chiamata anche Città degli Alberi.

logo olimpiadi atene 1996

ATLANTA 1996

Atlanta sceglie un logo iscritto in un rettangolo colorato, si trovano però anche le versione a sfondo bianco con linee nere. Il significato del logo richiama ovviamente la torcia olimpica grazie a questa saggia composizione data dai cerchi e dal numero cento, in omaggio al centenario dei giochi. La fiamma poi si evolve in una stella così da richiamare la ricerca dell’eccellenza da parte degli atleti. Infine i colori, oro che richiama le medaglie migliori della competizione e verde che ricorda proprio la città ospitante chiamata anche Città degli Alberi.

logo olimpiadi atene 1996

ATLANTA 1996

Atlanta sceglie un logo iscritto in un rettangolo colorato, si trovano però anche le versione a sfondo bianco con linee nere. Il significato del logo richiama ovviamente la torcia olimpica grazie a questa saggia composizione data dai cerchi e dal numero cento, in omaggio al centenario dei giochi. La fiamma poi si evolve in una stella così da richiamare la ricerca dell’eccellenza da parte degli atleti. Infine i colori, oro che richiama le medaglie migliori della competizione e verde che ricorda proprio la città ospitante chiamata anche Città degli Alberi.

logo olimpiadi atene 1996
logo olimpiadi sydney 2000

SYDNEY 2000

Se in un primo momento si potrebbe pensare uno zero sforzo da parte degli australiani nel creare questo logo molto simile a Barcellona ‘92. Capiamo ben presto che seppur simili, questi due loghi sono in verità diversi e ben distintivi delle città che li ospitano.
L’atleta è raffigurato dalla composizione di alcuni boomerang e da un sole, due simboli che ben rappresentano Sydney e l’Australia. Il fumo della torcia, che ipotizziamo avere in mano, richiama la silhouette della Sydney Opera House, uno dei luoghi più iconici di Sydney. Un logo quindi ricco di simbologie e richiami al Paese ospitante.

logo olimpiadi sydney 2000

SYDNEY 2000

Se in un primo momento si potrebbe pensare uno zero sforzo da parte degli australiani nel creare questo logo molto simile a Barcellona ‘92. Capiamo ben presto che seppur simili, questi due loghi sono in verità diversi e ben distintivi delle città che li ospitano.
L’atleta è raffigurato dalla composizione di alcuni boomerang e da un sole, due simboli che ben rappresentano Sydney e l’Australia. Il fumo della torcia, che ipotizziamo avere in mano, richiama la silhouette della Sydney Opera House, uno dei luoghi più iconici di Sydney. Un logo quindi ricco di simbologie e richiami al Paese ospitante.

logo olimpiadi sydney 2000

SYDNEY 2000

Se in un primo momento si potrebbe pensare uno zero sforzo da parte degli australiani nel creare questo logo molto simile a Barcellona ‘92. Capiamo ben presto che seppur simili, questi due loghi sono in verità diversi e ben distintivi delle città che li ospitano.
L’atleta è raffigurato dalla composizione di alcuni boomerang e da un sole, due simboli che ben rappresentano Sydney e l’Australia. Il fumo della torcia, che ipotizziamo avere in mano, richiama la silhouette della Sydney Opera House, uno dei luoghi più iconici di Sydney. Un logo quindi ricco di simbologie e richiami al Paese ospitante.

ATHENS 2004

Atene 2004 riporta a casa le Olimpiadi e lo fa con un logo illustrato e semplice. Una corona di ulivo, simbolo delle antiche premiazioni, su sfondo blu che richiama i colori del mare e della zone rurali della Grecia. Un logo non troppo audace ma semplice nel suo insieme.

logo olimpiadi atene 20004

ATHENS 2004

Atene 2004 riporta a casa le Olimpiadi e lo fa con un logo illustrato e semplice. Una corona di ulivo, simbolo delle antiche premiazioni, su sfondo blu che richiama i colori del mare e della zone rurali della Grecia. Un logo non troppo audace ma semplice nel suo insieme.

logo olimpiadi atene 20004

ATHENS 2004

Atene 2004 riporta a casa le Olimpiadi e lo fa con un logo illustrato e semplice. Una corona di ulivo, simbolo delle antiche premiazioni, su sfondo blu che richiama i colori del mare e della zone rurali della Grecia. Un logo non troppo audace ma semplice nel suo insieme.

logo olimpiadi atene 20004
logo olimpiadi pechino 2008

BEIJING 2008

Molto interessante a mio avviso è invece il logo delle olimpiadi tenute a Pechino nel 2008. La figura che sembra correre verso un traguardo sono la sapiente combinazione dei sigilli cinesi.
In questo logo vengono così racchiusi: la cultura cinese, il colore rosso simbolo del paese, ma anche l’accoglienza verso tutti coloro che parteciperanno a queste olimpiadi.

logo olimpiadi pechino 2008

BEIJING 2008

Molto interessante a mio avviso è invece il logo delle olimpiadi tenute a Pechino nel 2008. La figura che sembra correre verso un traguardo sono la sapiente combinazione dei sigilli cinesi.
In questo logo vengono così racchiusi: la cultura cinese, il colore rosso simbolo del paese, ma anche l’accoglienza verso tutti coloro che parteciperanno a queste olimpiadi.

logo olimpiadi pechino 2008

BEIJING 2008

Molto interessante a mio avviso è invece il logo delle olimpiadi tenute a Pechino nel 2008. La figura che sembra correre verso un traguardo sono la sapiente combinazione dei sigilli cinesi.
In questo logo vengono così racchiusi: la cultura cinese, il colore rosso simbolo del paese, ma anche l’accoglienza verso tutti coloro che parteciperanno a queste olimpiadi.

LONDRA 2012

Il logo per Londra 2012 scantenò le più diverse opinioni. L’intento fu quello di creare un logo giovane e dinamico che richiamasse i graffiti underground della città. Si cercò di creare un abile gioco tra 2012 e le iniziali LO dei primi due caratteri del logo,ma per molti fu considerato solamente un vero e proprio flop. Forse un azzardo troppo forte per un storico marchio come sono le Olimpiadi.

logo olimpiadi londra 2012

LONDRA 2012

Il logo per Londra 2012 scantenò le più diverse opinioni. L’intento fu quello di creare un logo giovane e dinamico che richiamasse i graffiti underground della città. Si cercò di creare un abile gioco tra 2012 e le iniziali LO dei primi due caratteri del logo,ma per molti fu considerato solamente un vero e proprio flop. Forse un azzardo troppo forte per un storico marchio come sono le Olimpiadi.

logo olimpiadi londra 2012

LONDRA 2012

Il logo per Londra 2012 scantenò le più diverse opinioni. L’intento fu quello di creare un logo giovane e dinamico che richiamasse i graffiti underground della città. Si cercò di creare un abile gioco tra 2012 e le iniziali LO dei primi due caratteri del logo,ma per molti fu considerato solamente un vero e proprio flop. Forse un azzardo troppo forte per un storico marchio come sono le Olimpiadi.

logo olimpiadi londra 2012
logo olimpiadi rio 2016

RIO 2016

Un logo dinamico e coinvolgente. Tre figure fluide che simboleggiano un ballo ondeggiato, armonico. Il logo è stato realizzato per richiamare proprio il popolo brasiliano festoso ed unito. I colori richiamano quelli tipici del popolo brasiliano e tutta la manifestazione si è basata su quattro pilastri importanti: diversità nell’armonia, energia contagiosa, natura esuberante e spirito Olimpico. Per Rio questa non fu solo un evento mondiale ma un tentativo di rilancio economico.

logo olimpiadi rio 2016

RIO 2016

Un logo dinamico e coinvolgente. Tre figure fluide che simboleggiano un ballo ondeggiato, armonico. Il logo è stato realizzato per richiamare proprio il popolo brasiliano festoso ed unito. I colori richiamano quelli tipici del popolo brasiliano e tutta la manifestazione si è basata su quattro pilastri importanti: diversità nell’armonia, energia contagiosa, natura esuberante e spirito Olimpico. Per Rio questa non fu solo un evento mondiale ma un tentativo di rilancio economico.

logo olimpiadi rio 2016

RIO 2016

Un logo dinamico e coinvolgente. Tre figure fluide che simboleggiano un ballo ondeggiato, armonico. Il logo è stato realizzato per richiamare proprio il popolo brasiliano festoso ed unito. I colori richiamano quelli tipici del popolo brasiliano e tutta la manifestazione si è basata su quattro pilastri importanti: diversità nell’armonia, energia contagiosa, natura esuberante e spirito Olimpico. Per Rio questa non fu solo un evento mondiale ma un tentativo di rilancio economico.

TOKYO 2020

Siamo così arrivati a Tokyo 2020. Vi ricordate quando vi ho scritto di tenere in mente il logo di Monaco 1997? Ecco, ripescatelo dalla memoria. Credo che ci siano molti spunti che vengano richiamati in questo logo. Qui i rettangoli prima compongono una scacchiera, poi a volte dei ventagli, tipici comunque della cultura orientale, per finire con la composizione di un fiore o una stella. Il grafico giapponese Aso Tokolo dichiara che questo luogo vuole richiamare l’armonia che deve esistere tra tutti i popoli. Ed effettivamente quale miglior momento di fare un così bell’appello, se non l’anno in cui vi è stata una pandemia mondiale?

logo olimpiadi tokyo 2020

TOKYO 2020

Siamo così arrivati a Tokyo 2020. Vi ricordate quando vi ho scritto di tenere in mente il logo di Monaco 1997? Ecco, ripescatelo dalla memoria. Credo che ci siano molti spunti che vengano richiamati in questo logo. Qui i rettangoli prima compongono una scacchiera, poi a volte dei ventagli, tipici comunque della cultura orientale, per finire con la composizione di un fiore o una stella. Il grafico giapponese Aso Tokolo dichiara che questo luogo vuole richiamare l’armonia che deve esistere tra tutti i popoli. Ed effettivamente quale miglior momento di fare un così bell’appello, se non l’anno in cui vi è stata una pandemia mondiale?

logo olimpiadi tokyo 2020

TOKYO 2020

Siamo così arrivati a Tokyo 2020. Vi ricordate quando vi ho scritto di tenere in mente il logo di Monaco 1997? Ecco, ripescatelo dalla memoria. Credo che ci siano molti spunti che vengano richiamati in questo logo. Qui i rettangoli prima compongono una scacchiera, poi a volte dei ventagli, tipici comunque della cultura orientale, per finire con la composizione di un fiore o una stella. Il grafico giapponese Aso Tokolo dichiara che questo luogo vuole richiamare l’armonia che deve esistere tra tutti i popoli. Ed effettivamente quale miglior momento di fare un così bell’appello, se non l’anno in cui vi è stata una pandemia mondiale?

logo olimpiadi tokyo 2020

biennale di architettura Venezia 2021

Microguida alla Biennale di architettura 2021

HOW WILL WE LIVE TOGETHER? Ovvero COME VIVREMO INSIEME? È questo il tema della Biennale di Architettura 2021, inaugurata Sabato 22 Maggio 2021 a Venezia e che si concluderà domenica 21 novembre 2021.

Oggi vi voglio raccontare la Biennale, i padiglioni che ho visitato e le sensazioni che ho provato.

Prima regola per la Biennale: “non si parla della Biennale”. Scherzi a parte, la regola fondamentale è: scegli le scarpe più comode che hai! I chilometri da percorrere sono molti ed il rischio di perdersi tra le calli è molto alto, per cui niente scarpe nuove se non vuoi fermarti a rimpiangere le tue scelte ogni 15 minuti!

Marta biennale di architettura venezia 2021
PH Denis Billi

PADIGLIONE CENTRALE (Giardini)

Il padiglione centrale ci introduce il tema della criticità che la Terra sta vivendo a causa dell’uomo. Molte sono le sale ed i progetti che fanno riflettere sui cambiamenti climatici. Alcuni ci immergono attraverso l’olfatto in un profumo mai sentito prima: quello di un fiore estinto più di cento anni fa e ricostruito in laboratorio grazie alla scienza (opera di Christina Agapakis, Alexandra Daisy Ginsberg & Sissel Tolaas).

Altri architetti cercano soluzioni per evitare la scomparsa delle coste delle Maldive. Self-Assembly Lab grazie allo studio delle onde ed alla creazione di un enorme cuscino hanno creato un sistema in grado di spingere la sabbia dei fondali verso riva, non permettendo, grazie al cuscino, di tornare indietro preservando così i territori che verrebbero mangiati con l’innalzamento dei mari.

Estremamente interessante è anche l’installazione di Arcangelo Sassolino che attraverso l’aria compressa ed una scatola in lamiera, propone a livelli ridotti il rumore dei frammenti di ghiaccio che si staccano dai grandi Iceberg del Polo Nord.

La tematica che racchiude tutto il padiglione è: il pianeta è esso stesso architettura e noi dobbiamo prendercene cura. L’uomo non si salverà se continuerà a pensare in modo egocentrico ed egoistico, solo con l’aiuto di tutti costruiremo un futuro migliore.

PADIGLIONE BELGIO (Giardini)

Nel padiglione del Belgio ci accoglie una città in scala 1:5. Il tema è come città e architettura prosperano insieme. L’allestimento scenografico dello studio Bovenbouw Architectuur cerca di raccontarcelo attraverso un frammento di città. Ci lascia liberi di girare per i grandi/piccoli edifici e mostrarci come le facciate dialoghino tra loro. La sensazione che si ha però è quella di una specie di città fantasma, di quelle dove la popolazione scappa e rimangono solamente le case vuote, chissà se era quello che il curatore pensava di farci provare?!?!

biennale di architettura Venezia 2021

PADIGLIONE DANIMARCA (Giardini)

La danimarca ci immerge (quasi letteralmente) in un’architettura che ci mostra la convivenza tra uomo e natura. Se all’esterno siamo attirati da strutture/giardino con piante aromatiche di ogni sorta, è all’interno che vediamo la potenza della tecnica. Il padiglione della Danimarca ci mostra com’è possibile riutilizzare le acque piovane per generare vita. Ogni pianta presente nel padiglione è stata fatta crescere con l’acqua piovana. Un percorso guidato che ci mostra l’importanza del ciclo della vita e la competenza idraulica in un unico sguardo. 

Curato da Marianne Krogh.

PADIGLIONE SPAGNA (Giardini)

Il padiglione della Spagna ci accoglie con una nuvola sospesa di fogli. Quei fogli appesi, sono i 466 progetti che architetti da tutto il mondo hanno inviato ai curatori. Un padiglione di cooperazione. Esso nasce come punto di partenza per riflettere, per pensare insieme a come sarà vivere nel futuro. Passata la nuvola di fogli i curatori ci propongono progetti che parlano di futuro e di inclusività.

Curatori Domingo Jacobo González Galván, Sofía Piñero Rivero, Andrzej Gwizdala e Fernando Herrera Pérez.

PADIGLIONE INGHILTERRA (Giardini)

Dopo il padiglione della Spagna, quello dell’Inghilterra è uno dei più fotografati per gli amanti di Instagram. Personalmente non mi ha lasciato molto. Interessante però è il tema dietro l’allestimento: aprire i luoghi privati al pubblico, rendere accessibili tutti i giardini per far tornare le comunità a vivere insieme.  

Curato da Manijeh Verghese e Madeleine Kessler di Unscene Architecture.

PADIGLIONE GERMANIA (Giardini)

Vi vorrei parlare del padiglione della Germania, ma il fatto è che il padiglione è vuoto ed al suo interno troverete solamente dei QR code. Si dice che inquadrandoli si possa vedere un’ipotesi di come saremo nel 2038, ma probabilmente bisogna avere dei buoni smartphone e questo i tedeschi non lo hanno considerato.

PADIGLIONE AMERICA (Giardini)

Del padiglione americano, nei miei brevi appunti scritti a caldo post visita c’è solamente: “gli americani ci raccontano quanto sono bravi a costruire le case in legno”. Anche a mente fredda posso sostenere questa tesi. Interessante è la struttura che prende il posto della facciata del vero padiglione. Si tratta di una soluzione architettonica chiamata “balloon frame” utilizzata in America dall’inizio del 1800. La facilità nella costruzione edilizia e l’economicità, rese accessibile la costruzione di abitazioni, chiese e fienili, tanto che oggi il 90% della abitazioni americane utilizzano questo sistema di costruzione. 

Un padiglione che guarda al passato ma non ci sa raccontare il futuro.

biennale di architettura Venezia 2021

PADIGLIONE PAESI NORDICI (Giardini)

Il padiglione dei paesi nordici ci invita a togliere le scarpe. Ebbene si, per entrare nel padiglione si devono indossare delle belle calze. I curatori hanno voluto riportare in scala naturale un progetto di cohousing. Il tema diventa quindi: cosa sei disposto a condividere con gli altri?  All’interno non manca nulla. Un grande open space per la zona giorno e dei letti a castello per la zona notte. Un’interessante visione del futuro, dove l’ipotesi di una vita condivisa tra più famiglie prende il posto di quella nella quale non si saluta nemmeno il vicino di casa. 

Lo studio norvegese Helen & Hard

Qui puoi trovare il progetto descritto dallo studio Norvegese.

biennale di architettura Venezia 2021 paesi nordici

ARSENALE

L’arsenale racchiude diverse interpretazioni della domanda: come vivremo insieme? Qui infatti non si intende solamente come vivremo insieme tra noi esseri umani, ma si esplorano altre dinamiche: convivenza tra esseri umani e macchine (sia all’esterno di noi che all’interno in forma di protesi), l’essere umano e la natura, l’essere umano e l’esplorazione spaziale.

Interessante è l’opera di MAEID. Un braccio robotico che impianta spore sul terreno e che al termine della Biennale sarà ricoperto di funghi. Non è l’unica opera che propone il riutilizzo delle piante presenti alla fine della Biennale. Molti infatti, sono anche i plastici che utilizzano piccoli alberi che verranno poi piantati altrove al termine dell’esposizione.

Molte sono anche le proposte di abitazioni differenti, che partono da nuove tecniche e nuovi materiali. Ne è un esempio la prima struttura abitabile e multipiano realizzata interamente in fibra di vetro e carbonio da Achim Menges. Una fibra che al tatto sembra plastica indurita. Si tratta di una delle proposte avanzate in seguito alla richiesta delle Nazioni Unite di pensare a nuove abitazioni ad impatto ridotto sul pianeta.

Molte sono anche le proposte di abitazioni differenti, che partono da nuove tecniche e nuovi materiali. Ne è un esempio la prima struttura abitabile e multipiano realizzata interamente in fibra di vetro e carbonio da Achim Menges. Una fibra che al tatto sembra plastica indurita. Si tratta di una delle proposte avanzate in seguito alla richiesta delle Nazioni Unite di pensare a nuove abitazioni ad impatto ridotto sul pianeta.

biennale di architettura Venezia 2021

Verso la conclusione della visita ci troviamo ad osservare la tematiche sociali e politiche. La più riuscita è l’opera pensata da Laura Fregolent e Paola Malanotte-Rizzoli che ci mostrano con un’azione concreta la fragilità di Venezia sotto il peso di un turismo di massa e privo di coscienza. Le autrici hanno posto Venezia sul pavimento che si sbriciola sotto il peso dei visitatori che la calpestano. 

Ultimo padiglione presente dopo l’arsenale è il padiglione Italia. Un padiglione cupo e ricco di input che però la stanchezza non ha saputo farmi apprezzare. 

La tematica di questa Biennale è interessante e concreta e sono felice che molti architetti si siano posti domande su come far convivere architettura e natura. Molti dei problemi del pianeta sono dovuti anche al continuo utilizzo del suolo, sapere che molti architetti si stanno ponendo delle domande riguardo questo, fa ben sperare per il futuro.

Grazie per aver letto fino a qui, e se andrete a visitare la Biennale fatemi sapere cosa ne pensate!

Marta


illustrazione di uno stabilimento Ikea

Ikea un mito per la comunicazione e l'architettura

Eccoci al primo caso studio di architettura e comunicazione.
Io sono Marta Vivaldi, e qui trovate una breve presentazione di me.

Vi è mai capitato di perdervi da Ikea? No, non intendo quando dovete trovare la strada per arrivarci fisicamente, intendo quando siete già all’interno del negozio, quando avete appena messo il vostro secondo piede sulla scala mobile.

La risposta probabilmente per voi sarà no

Il motivo per cui raramente ci troviamo in difficoltà nell’orientarci nel grande negozio Ikea è perché lo spazio è comunicato in maniera esemplare ed univoca in tutti gli store che visitate, da nord a sud, da est ad ovest per intenderci. 

Se facciamo mente locale possiamo costruire nella nostra memoria visiva tutta la mappa di Ikea e la sua struttura. Vi aiuto io: 

  • prima delle scale mobili trovate l’area bimbi, un luogo creato come una sorta di vetrina dove potete lasciare i bambini giocare mentre voi riflettete al meglio su come organizzare casa (una mossa che conviene molto ad Ikea perché senza bambini avete la mente libera per riprogettare tutte le stanze della vostra abitazione).
  • Subito dopo le scale trovate l’unico vero punto di snodo del negozio: a sinistra vi è l’inizio del percorso che è spesso caratterizzato da: dispenser di matite, metro e foglietto, borsa gialla e piccola ricostruzione di un salotto o zona pranzo. A destra invece trovate i bagni e la zona ristoro.
  • Infine sempre sulla destra le scale per scendere direttamente nell’area “mercato”.

Il negozio Ikea è quindi uno spazio ad alto impatto comunicativo

Seppur l’ambiente ricordi un gigantesco labirinto, il negozio Ikea è pieno di cartelli e frecce proiettate a terra per orientare il cliente nella giusta direzione. Molti sono inoltre i simboli che IKEA ha saputo legare al proprio brand per farsi riconoscere nel mercato dell’arredo. In primis la matita; tutti noi all’inizio delle nostre gite da Ikea abbiamo fatto incetta di micromatitine con il logo impresso sopra: “c’è chi dice di sì e chi mente”. Con il passare degli anni abbiamo però capito che non ci serviva riempirci la casa di matite che non potevano essere temperate più di una volta.

Il secondo elemento legato al brand Ikea è l’iconica borsa gialle che da qualche anno è possibile comprare in Blu. Una borsa comoda perché capiente e robusta capace di contenere numerosi oggetti, divenuta vera portatrice di messaggi quando nel 2019 è stata stampata con i colori dell’arcobaleno per sostenere la Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia.

Anche la brugola è divenuta oggetto identitario di Ikea. Serve per montare quasi ogni oggetto, è presente nella segnaletica del parcheggio e del punto vendita, un vero e proprio segno distintivo del brand.

Anche la brugola è divenuta oggetto identitario di Ikea. Serve per montare quasi ogni oggetto, è presente nella segnaletica del parcheggio e del punto vendita, un vero e proprio segno distintivo del brand.

Esperienza cliente immersiva

Un’ulteriore idea vincente di Ikea è stata quella di creare un sistema che aiutasse il cliente ad immergersi nel mondo Ikea, e non sto parlando del fatto che ogni tanto da Ikea i cellulari non prendano molto bene.

In che modo?

Mostrando i mobili inseriti negli ambienti di tutti i giorni. Ecco allora una stanza che richiama un salotto moderno oppure una cucina o ancora un intero micro appartamento con tutto: camera, salotto, cucina e bagno. Questo metodo racconta la storia degli oggetti che Ikea vende e ci aiuta ad immaginarli all’interno delle nostre abitazioni.

Anche il catalogo è divenuto ben presto un simbolo iconico di Ikea, un vero e proprio elemento di arredo.

Anche il catalogo è divenuto ben presto un simbolo iconico di Ikea, un vero e proprio elemento di arredo.

fotografia di cataloghi Ikea

L’importanza del colore

Un’ultima forma di comunicazione che dialoga con l’ambiente di Ikea sono i colori. I cartelli in Blu, le maglie dei dipendenti gialle, le borse gialle che diventano blu se le vuoi comprare e portare a casa. Ovviamente non sono colori casuali ma sono i colori che identificano il logo di Ikea.

Per me Ikea è sempre stato una sorta di gita divertente fuori porta (complice il fatto che abitando a Verona la più vicina era a Padova o a Brescia). Un modo per trascorrere un paio di ore osservando e sognando come ridisporre i propri mobili nello spazio di casa.

Con i suoi oggetti iconici, i suoi colori e l’esperienza immersiva, Ikea è diventata un mito della comunicazione. Da anni vincente anche nelle comunicazioni social; è divenuta un vero e proprio caso studio sia per l’architettura che per la comunicazione.

Se volete approfondire l’argomento su Ikea ed il suo mito vi consiglio il libro di Dario Mangano “Ikea”, edito da Doppiozero del 2014.


Marta architettura e comunicazione

Mi presento

Ben arrivati nel mio angolo dei racconti.
In questo blog vorrei parlarvi di architettura e comunicazione, ovvero come lo spazio dialoga e comunica con chi si trova al suo interno. 

Prima però mi presento

Sono Marta e ho due grandi passioni: l’architettura e la comunicazione. Sono nata e cresciuta a Verona, ma probabilmente non sarà la città dove pianterò radici. Mi piace viaggiare e scoprire culture, sapori, usanze e luoghi nel mondo.
Sono laureata in Architettura ed in Creatività e design della comunicazione nonostante una professoressa alle superiori mi disse che non avrei mai potuto fare l’università!
Amo la pizza e da un paio di anni ho scoperto di amare molto anche il mare, ma questa è un’altra storia.

Perché unire quindi architettura e comunicazione?

Perché l’architettura ha dentro di sé inevitabilmente anche comunicazione.

Ora vi spiego.

Vi è mai capitato di entrare in un negozio e non trovare nulla che vi piaccia perché le cose sono disposte in modo confusionario?!? Oppure entrare in un ristorante e trovarlo non in linea con il brand ed i valori?!? Ecco, qui non è solo questione di pulizia o ordine, ma spesso è questione di come sono stati organizzati gli ambienti o di come sono state curate le finiture interne.

Vi è mai capitato di entrare in un negozio e non trovare nulla che vi piaccia perché le cose sono disposte in modo confusionario?!? Oppure entrare in un ristorante e trovarlo non in linea con il brand ed i valori?!? Ecco, qui non è solo questione di pulizia o ordine, ma spesso è questione di come sono stati organizzati gli ambienti o di come sono state curate le finiture interne.

Anche le abitazioni in cui viviamo comunicano molte cose di noi!

Quando andavo alle superiori, mi piaceva immaginare come fossero le case dei miei professori, ed erano diverse a seconda di come i professori si ponevano a lezione. Inutile dire che della prof che ho citato nelle righe iniziali immaginavo una sorta di grotta con poche finestre, buio ed oscurità. Si scherza ovviamente! 

Quando andate a casa di un vostro amico per la prima volta, vi capita mai di pensare: “Wow non me la immaginavo così casa sua!” oppure “Wow, gli si addice proprio questo stile!” Sembrano frasi scontate che si fanno senza pensarci troppo, ma se ci pensate è tutta questione di comunicazione!

Ovviamente non mi sto inventando nulla di nuovo, sia brand che architetti del passato hanno già attuato queste strategie ed è questo che vorrei raccontarvi nei prossimi giorni.

Viaggiare, visitare musei e mostre aiuta ad aprire la mente e a vedere come lo spazio comunica con il costruito.

Viaggiare, visitare musei e mostre aiuta ad aprire la mente e a vedere come lo spazio comunica con il costruito.

Marta Vivaldi riflessa con macchinafotografica in cina

Vi lascio con una frase che mi sta molto a cuore di Philippe Daverio tratta da “Humans of New York”:

“Architecture is the only art that you can’t help but feel. You can avoid paintings, you can avoid music, and you can even avoid history. But good luck getting away from architecture.”

ovvero

“L’architettura è l’unica arte di cui non puoi fare a meno. Puoi evitare i dipinti, puoi evitare la musica e puoi persino evitare la storia. Ma non puoi allontanarti dall’architettura perché essa è ovunque.” 

Vi aspetto nei prossimi racconti!

Marta