biennale di architettura Venezia 2021

Microguida alla Biennale di architettura 2021

HOW WILL WE LIVE TOGETHER? Ovvero COME VIVREMO INSIEME? È questo il tema della Biennale di Architettura 2021, inaugurata Sabato 22 Maggio 2021 a Venezia e che si concluderà domenica 21 novembre 2021.

Oggi vi voglio raccontare la Biennale, i padiglioni che ho visitato e le sensazioni che ho provato.

Prima regola per la Biennale: “non si parla della Biennale”. Scherzi a parte, la regola fondamentale è: scegli le scarpe più comode che hai! I chilometri da percorrere sono molti ed il rischio di perdersi tra le calli è molto alto, per cui niente scarpe nuove se non vuoi fermarti a rimpiangere le tue scelte ogni 15 minuti!

Marta biennale di architettura venezia 2021
PH Denis Billi

PADIGLIONE CENTRALE (Giardini)

Il padiglione centrale ci introduce il tema della criticità che la Terra sta vivendo a causa dell’uomo. Molte sono le sale ed i progetti che fanno riflettere sui cambiamenti climatici. Alcuni ci immergono attraverso l’olfatto in un profumo mai sentito prima: quello di un fiore estinto più di cento anni fa e ricostruito in laboratorio grazie alla scienza (opera di Christina Agapakis, Alexandra Daisy Ginsberg & Sissel Tolaas).

Altri architetti cercano soluzioni per evitare la scomparsa delle coste delle Maldive. Self-Assembly Lab grazie allo studio delle onde ed alla creazione di un enorme cuscino hanno creato un sistema in grado di spingere la sabbia dei fondali verso riva, non permettendo, grazie al cuscino, di tornare indietro preservando così i territori che verrebbero mangiati con l’innalzamento dei mari.

Estremamente interessante è anche l’installazione di Arcangelo Sassolino che attraverso l’aria compressa ed una scatola in lamiera, propone a livelli ridotti il rumore dei frammenti di ghiaccio che si staccano dai grandi Iceberg del Polo Nord.

La tematica che racchiude tutto il padiglione è: il pianeta è esso stesso architettura e noi dobbiamo prendercene cura. L’uomo non si salverà se continuerà a pensare in modo egocentrico ed egoistico, solo con l’aiuto di tutti costruiremo un futuro migliore.

PADIGLIONE BELGIO (Giardini)

Nel padiglione del Belgio ci accoglie una città in scala 1:5. Il tema è come città e architettura prosperano insieme. L’allestimento scenografico dello studio Bovenbouw Architectuur cerca di raccontarcelo attraverso un frammento di città. Ci lascia liberi di girare per i grandi/piccoli edifici e mostrarci come le facciate dialoghino tra loro. La sensazione che si ha però è quella di una specie di città fantasma, di quelle dove la popolazione scappa e rimangono solamente le case vuote, chissà se era quello che il curatore pensava di farci provare?!?!

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PADIGLIONE DANIMARCA (Giardini)

La danimarca ci immerge (quasi letteralmente) in un’architettura che ci mostra la convivenza tra uomo e natura. Se all’esterno siamo attirati da strutture/giardino con piante aromatiche di ogni sorta, è all’interno che vediamo la potenza della tecnica. Il padiglione della Danimarca ci mostra com’è possibile riutilizzare le acque piovane per generare vita. Ogni pianta presente nel padiglione è stata fatta crescere con l’acqua piovana. Un percorso guidato che ci mostra l’importanza del ciclo della vita e la competenza idraulica in un unico sguardo. 

Curato da Marianne Krogh.

PADIGLIONE SPAGNA (Giardini)

Il padiglione della Spagna ci accoglie con una nuvola sospesa di fogli. Quei fogli appesi, sono i 466 progetti che architetti da tutto il mondo hanno inviato ai curatori. Un padiglione di cooperazione. Esso nasce come punto di partenza per riflettere, per pensare insieme a come sarà vivere nel futuro. Passata la nuvola di fogli i curatori ci propongono progetti che parlano di futuro e di inclusività.

Curatori Domingo Jacobo González Galván, Sofía Piñero Rivero, Andrzej Gwizdala e Fernando Herrera Pérez.

PADIGLIONE INGHILTERRA (Giardini)

Dopo il padiglione della Spagna, quello dell’Inghilterra è uno dei più fotografati per gli amanti di Instagram. Personalmente non mi ha lasciato molto. Interessante però è il tema dietro l’allestimento: aprire i luoghi privati al pubblico, rendere accessibili tutti i giardini per far tornare le comunità a vivere insieme.  

Curato da Manijeh Verghese e Madeleine Kessler di Unscene Architecture.

PADIGLIONE GERMANIA (Giardini)

Vi vorrei parlare del padiglione della Germania, ma il fatto è che il padiglione è vuoto ed al suo interno troverete solamente dei QR code. Si dice che inquadrandoli si possa vedere un’ipotesi di come saremo nel 2038, ma probabilmente bisogna avere dei buoni smartphone e questo i tedeschi non lo hanno considerato.

PADIGLIONE AMERICA (Giardini)

Del padiglione americano, nei miei brevi appunti scritti a caldo post visita c’è solamente: “gli americani ci raccontano quanto sono bravi a costruire le case in legno”. Anche a mente fredda posso sostenere questa tesi. Interessante è la struttura che prende il posto della facciata del vero padiglione. Si tratta di una soluzione architettonica chiamata “balloon frame” utilizzata in America dall’inizio del 1800. La facilità nella costruzione edilizia e l’economicità, rese accessibile la costruzione di abitazioni, chiese e fienili, tanto che oggi il 90% della abitazioni americane utilizzano questo sistema di costruzione. 

Un padiglione che guarda al passato ma non ci sa raccontare il futuro.

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PADIGLIONE PAESI NORDICI (Giardini)

Il padiglione dei paesi nordici ci invita a togliere le scarpe. Ebbene si, per entrare nel padiglione si devono indossare delle belle calze. I curatori hanno voluto riportare in scala naturale un progetto di cohousing. Il tema diventa quindi: cosa sei disposto a condividere con gli altri?  All’interno non manca nulla. Un grande open space per la zona giorno e dei letti a castello per la zona notte. Un’interessante visione del futuro, dove l’ipotesi di una vita condivisa tra più famiglie prende il posto di quella nella quale non si saluta nemmeno il vicino di casa. 

Lo studio norvegese Helen & Hard

Qui puoi trovare il progetto descritto dallo studio Norvegese.

biennale di architettura Venezia 2021 paesi nordici

ARSENALE

L’arsenale racchiude diverse interpretazioni della domanda: come vivremo insieme? Qui infatti non si intende solamente come vivremo insieme tra noi esseri umani, ma si esplorano altre dinamiche: convivenza tra esseri umani e macchine (sia all’esterno di noi che all’interno in forma di protesi), l’essere umano e la natura, l’essere umano e l’esplorazione spaziale.

Interessante è l’opera di MAEID. Un braccio robotico che impianta spore sul terreno e che al termine della Biennale sarà ricoperto di funghi. Non è l’unica opera che propone il riutilizzo delle piante presenti alla fine della Biennale. Molti infatti, sono anche i plastici che utilizzano piccoli alberi che verranno poi piantati altrove al termine dell’esposizione.

Molte sono anche le proposte di abitazioni differenti, che partono da nuove tecniche e nuovi materiali. Ne è un esempio la prima struttura abitabile e multipiano realizzata interamente in fibra di vetro e carbonio da Achim Menges. Una fibra che al tatto sembra plastica indurita. Si tratta di una delle proposte avanzate in seguito alla richiesta delle Nazioni Unite di pensare a nuove abitazioni ad impatto ridotto sul pianeta.

Molte sono anche le proposte di abitazioni differenti, che partono da nuove tecniche e nuovi materiali. Ne è un esempio la prima struttura abitabile e multipiano realizzata interamente in fibra di vetro e carbonio da Achim Menges. Una fibra che al tatto sembra plastica indurita. Si tratta di una delle proposte avanzate in seguito alla richiesta delle Nazioni Unite di pensare a nuove abitazioni ad impatto ridotto sul pianeta.

biennale di architettura Venezia 2021

Verso la conclusione della visita ci troviamo ad osservare la tematiche sociali e politiche. La più riuscita è l’opera pensata da Laura Fregolent e Paola Malanotte-Rizzoli che ci mostrano con un’azione concreta la fragilità di Venezia sotto il peso di un turismo di massa e privo di coscienza. Le autrici hanno posto Venezia sul pavimento che si sbriciola sotto il peso dei visitatori che la calpestano. 

Ultimo padiglione presente dopo l’arsenale è il padiglione Italia. Un padiglione cupo e ricco di input che però la stanchezza non ha saputo farmi apprezzare. 

La tematica di questa Biennale è interessante e concreta e sono felice che molti architetti si siano posti domande su come far convivere architettura e natura. Molti dei problemi del pianeta sono dovuti anche al continuo utilizzo del suolo, sapere che molti architetti si stanno ponendo delle domande riguardo questo, fa ben sperare per il futuro.

Grazie per aver letto fino a qui, e se andrete a visitare la Biennale fatemi sapere cosa ne pensate!

Marta